Sono
ormai trascorsi sei anni dalla “nascita” delle parafarmacie e dei Corner GDO e
si può cominciare a fare qualche considerazione sullo stato attuale di queste
realtà e sui loro possibili sviluppi futuri.
Per
comprendere se le parafarmacie e i Corner GDO costituiscano realmente fonte di
concorrenza per le farmacie, e una maggiore offerta di servizi al cittadino, è
necessario, prima, analizzare il contesto del mercato farmaceutico italiano e
la situazione dei prezzi dei medicinali in Italia, soprattutto per quanto
riguarda farmaci SOP e OTC.
Il
processo di determinazione dei prezzi introdotto dal “Decreto Bersani” 2 secondo cui ogni titolare di esercizio
commerciale, sia esso farmacia, parafarmacia o Corner, può stabilire
liberamente sconti sul prezzo stabilito dal produttore per quanto riguarda
farmaci senza obbligo di prescrizione, ha innescato dinamiche competitive con
una conseguente differenziazione dei prezzi di questi medicinali a favore del
cittadino.
A
conferma di questo abbiamo assistito negli ultimi anni ad una notevole
riduzione dei prezzi di tali madicinali soprattutto nei Corner GDO 24. Infatti, il valore medio di vendita di SOP e
OTC nel 2011 si attesta a 7,2 euro in farmacia, 6,8 euro in parafarmacia e 5,6
euro presso i Corner GDO (Tabella 1).
Tabella 1. Prezzi medi dei farmaci senza obbligo di
prescrizione nel 2011.
Bisogna,
però, constatare che, nonostante parafarmacie e Corner GDO presentino prezzi
medi generalmente più bassi e le farmacie , invece, negli ultimi anni abbiano
registrato un incremento dei prezzi, questi fattori non sembrano modificare le
abitudini degli italiani che continuano a vedere le farmacie come canale
preferenziale di acquisto.
Nel
2010 il rapporto spesa sanitaria/PIL è pari al 9,6%, inferiore alla media degli
altri paesi europei (VIII Rapporto Sanità CEIS (Centre for Economic and
International Studies) Università di Roma Tor Vergata “Opzioni di Welfare e
integrazione delle Politiche” Roma, 13 giugno 2012). Il totale della spesa
sanitaria è costituito per il 7,4% da spesa pubblica e per il 2,2% da spesa
privata. Secondo quanto comunicato dal Governo nel Documento di Economia e Finanza 2012, il peso della spesa sanitaria
pubblica sul PIL nel 2011 è stato pari al 7,1%. Sul medio lungo periodo tale dato tenderà a rimanere stabile
(previsione rapporto spesa sanitaria/PIL al 9,0% nel 2060).
La spesa
farmaceutica (Rapporto
OCSE Health Data 2012 pubblicato in giugno 2012. OCSE Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico: organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri, paesi sviluppati aventi in comune un
sistema di governo di tipo democratico ed un'economia di mercato) costituisce circa il
18,2% della spesa sanitaria, superata soltanto dalla spesa per beni e servizi e
da quella per il personale. In Italia il peso della spesa farmaceutica sul PIL
è dell’ 1,2%, lievemente inferiore alla media europea (1,4% - Dati Eurostat 2011). Sulla base di
questi dati si può capire come una parte importante del PIL sia spesa come
investimento in termini di salute per l’intera popolazione. Ancor più interessante
è che la spesa farmaceutica rappresenta una grande fetta della spesa per la
salute sia da parte dei singoli cittadini che dello Stato.
Dal 2008
in poi, col persistere della crisi economica, è aumentato il ricorso alla
prescrizione medica (Elaborazione Anifa su dati IMS Health e IRI. Ricompresa nella
pubblicazione annuale “Numeri e indici dell’automedicazione 2012” edita dall’Ufficio
Studi di Anifa (Associazione nazionale dell’industria farmaceutica
dell’automedicazione ) appartenente a Federchimica), per evitare una spesa diretta per i farmaci. Da
quel momento, infatti, i cittadini hanno sviluppato una preferenza per le
classi rimborsabili (classe A - ricetta rossa) rispetto a quelle non
rimborsabili a carico del cittadino (classe C - ricetta bianca).
Di conseguenza,
nel triennio 2009-2011 sono aumentate le vendite dei farmaci di classe A
rimborsabili dal SSN, mentre i farmaci di classe C non rimborsabili e farmaci
SOP ed OTC a carico del cittadino, sono calati in termini di vendite al
pubblico. Come si evince dalla Figura 2, ponendo a 100 il valore delle vendite
delle tre categorie di medicinali nell’anno 2009, siamo in grado di osservarne
l’andamento.
Figura 2. Andamento
delle vendite nel triennio 2009-2011 per le tre categorie di farmaci.
Il
contesto economico, quindi, influenza positivamente o negativamente la
propensione alla spesa sanitaria da parte dei cittadini.
Nel 2011 il
mercato della salute nel suo complesso ha raggiunto valori di quasi 27 miliardi
di euro. Del totale rappresentato dal mercato della salute, il 29,1%, per un valore
di oltre 7,8 miliardi di euro, è costituito da prodotti non farmaceutici che crescono
di circa un punto percentuale rispetto all’anno precedente 24 (Figura 3).
Figura 3.
Composizione del mercato della salute anno 2011.
Come si
può notare (Figura 3) il mercato non farmaceutico è costitutito da differenti
settori: i prodotti parafarmaceutici non registrati (28,0%), che sono:
strumentazioni medico-chirurgiche e diagnostiche, prodotti per la medicazione,
prodotti per la vista (es. lenti a contatto), prodotti per bambini e per
anziani (prodotti antidecubito, per problemi vescicali, etc.), inoltre possiamo
trovare i prodotti cosmetici (igiene e bellezza, 29,9%), i nutrizionali (7,6%)
e i notificati (34,5%). Secondo la classificazione IMS Health, sono prodotti
notificati gli erboristici, gli omeopatici, i PMC (Presidi Medico Chirurgici),
gli integratori/vitamine più altri prodotti. Pur considerando le opportune differenze tra i diversi
settori, si può notare come tutti i prodotti non farmaceutici registrino un
aumento delle vendite.
Per
quanto riguarda il comparto dei farmaci senza obbligo di prescrizione, il 2011
è caratterizzato da un sempre maggiore consolidamento degli effetti delle
misure che, dal 2006, hanno modificato l’assetto del settore. In particolare,
la liberalizzazione nei campi della distribuzione e della determinazione dei
prezzi. Questi cambiamenti hanno garantito nel tempo una maggiore concorrenza
del mercato a favore dei cittadini.
Inoltre,
il 2011 è stato caratterizzato da passaggi di prodotti/confezioni in
automedicazione, secondo quanto stabilito nel “Decreto Salva Italia” 7. Questa operazione di delisting di alcuni farmaci da medicinali con obbligo di
prescrizione a medicinali senz’obbligo di prescrizione, è un importante segnale
che punta a un maggiore dinamismo nel campo del mercato farmaceutico e ad una
maggiore concorrenza tra i diversi canali distributivi. Tale concorrenza si
pone come obbiettivo ultimo una maggiore offerta al cittadino, ma anche, un
risparmio in termini economici sia per i singoli che per lo Stato. Ciò
nonostante, il mercato risente della mancanza di principi attivi non ancora
disponibili senza prescrizione, ma anche di una sempre maggiore concorrenza da
parte dei prodotti salutistici, fenomeno, questo, che si è sviluppato
soprattutto negli ultimi anni.
In
conclusione, il mercato SOP e OTC risente della mancanza di alcuni principi
attivi non disponibili senza prescrizione medica, nonché della sempre maggiore
concorrenza dei prodotti non farmaceutici anche se nell’ultimo anno ci sono
stati diversi cambiamenti che hanno portato ad un ampliamento dell’offerta per
quanto riguarda SOP ed OTC, come il delisting
avvenuto a seguito del “Decreto Salva
Italia” 7.
Alcuni esempi degli ultimi switch: Omeprazolo da classe A ad OTC e
magnesio idrossido + algeldrato da classe A ad OTC (già in automedicazione con
differente dosaggio) a cui vanno affiancati altri prodotti a base di
pantoprazolo già “switchato” in Europa da luglio 2009. Tra i nuovi principi
attivi, va aggiunto un prodotto a base di collagenasi “switchato” da classe C
con obbligo di prescrizione a SOP nell’area dei dermatologici. Inoltre, i passaggi
di prodotti/confezioni di principi attivi già senza obbligo di prescrizione hanno
riguardato: levocabastina, ketoprofene (compresse) ed econazolo da classe C con
ricetta a OTC; ambroxolo, beclometasone e flurbiprofene da classe C con obbligo
di prescrizione a SOP. Alcune confezioni di importanti mucolitici (ambroxolo e
acetilcisteina), alcuni prodotti a base di antinfiammatori non steroidei – FANS
(diclofenac, ibuprofene isobutanolammonio, benzidamina), alcuni antipruriginosi
e corticosteroidi topici (prometazina, idrocortisone in associazione). Tutti questi sono segnali positivi che fanno auspicare un possibile, futuro
dinamismo in questo mercato.
Per quanto
concerne i soli farmaci OTC bisogna valutare un altro elemento, e cioè, che
questi farmaci hanno accesso alla pubblicità e alla comunicazione al pubblico.
Queste costituiscono uno strumento essenziale per l’automedicazione
responsabile in quanto possono
essere utilizzate per diffondere al pubblico informazioni essenziali per la
conoscenza ed il corretto utilizzo di questi farmaci. Infatti, è attraverso la pubblicità
che il cittadino può essere informato sulla disponibilità di determinati
rimedi, validi per il trattamento delle patologie minori e curabili senza la
prescrizione del medico. In conclusione, la pubblicità dei farmaci OTC da la possibilità
al cittadino di orientarsi e di comprendere le diverse opzioni terapeutiche
presenti sul mercato.
Parlando
di pubblicità bisogna considerare anche quelle che riguardano i prodotti non
farmaceutici, che vengono presentati come risolutivi per la cura di lievi patologie,
ponendosi così in concorrenza con i farmaci OTC. Questo è possibile grazie al fatto
che, i prodotti non farmaceutici, vengono ritenuti come assimilabili a prodotti
alimentari e quindi non soggetti a particolari normative nel campo della
comunicazione, con la sola clausola di non porsi come in grado di prevenire,
curare o guarire malattie. Al contrario, i farmaci OTC devono rispettare le
norme esposte nel Decreto Legislativo 219/2006 6 che ne definisce i contenuti pubblicitari: la pubblicità deve
inoltre essere autorizzata dal Ministero della Salute.
Alla luce
di quanto detto appare chiaro come il consumatore spesso sia indotto a
scegliere alternative non farmaceutiche rispetto ai farmaci OTC, fenomeno
questo che spiega la crescita costante del comparto non farmaceutico a danno
degli OTC.
A
riconferma dell’importanza che la pubblicità riveste in questi due settori, nel
2011 si registra che le spese pubblicitarie raggiungono quasi i 237 milioni di
euro, di cui il 70% è stato investito in spot pubblicitari televisivi. I
prodotti che si avvalgono maggiormente della comunicazione pubblicitaria sono:
·
i prodotti per il sistema respiratorio;
·
gli analgesici e antidolorifici;
·
le vitamine e integratori;
·
i gastrointestinali.
Il
mercato dei farmaci senza obbligo di prescrizione non è equamente diviso tra
farmaci SOP ed OTC (Figura 4). Come si può notare dalla figura, infatti, la
maggior parte del mercato senza obbligo di prescrizione è rappresentata dai farmaci
di automedicazione (AM).
Figura 4. Suddivisione
del mercato senza obbligo di prescrizione tra farmaci SOP ed OTC.
La stagionalità (Pubblicazione annuale “Numeri e
indici dell’automedicazione 2012” edita dall’Ufficio Studi di Anifa, capitolo
II “Il mercato farmaceutico in Italia nel 2011”) è uno dei fattori influenzanti.
Infatti, i farmaci SOP e OTC che vengono utilizzati solo al bisogno, nel breve
periodo, risentono delle dinamiche
epidemiologiche, a loro volta dettate dalle condizioni climatiche stagionali. A
conferma di ciò si può notare come il mercato SOP e OTC 2011, abbia risentito di un
autunno e di un inizio di inverno (III e IV trimestre) con temperature più
elevate rispetto all’anno precedente, con conseguente ritardo della stagione
influenzale che ha portato ad una contrazione delle vendite (Figura 5).
Figura 5.
Andamento trimestrale dei volumi di vendita di SOP e OTC 2010/2011
Un altro fattore che influenza il mercato SOP ed OTC è costituito
dal fenomeno dello switch di medicinali da una categoria ad un’altra. Questo,
tuttavia, è un fattore che agisce differentemente nel mercato SOP rispetto a
quello OTC. Infatti, negli ultimi anni:
·
i farmaci SOP registrano una diminuzione del fatturato e dei
volumi di vendita;
·
i farmaci OTC invece registrano una crescita delle vendite a
valori mentre le vendite a volumi si contraggono.
Questo è
dovuto al fatto che i farmaci SOP hanno risentito di alcuni switch di prodotto
da SOP ad OTC. Mentre gli OTC hanno beneficiato di questi switch ed inoltre
hanno assistito ad una stabilizzazione dei prezzi, fattori che insieme hanno
portato ad una crescita delle vendite a valori.
Inoltre,
i farmaci SOP e OTC vedono la crescita della concorrenza da parte dei prodotti
così detti salutistici a connotazione farmaceutica, che tuttavia non sono
farmaci (integratori, omeopatici, prodotti a base di erbe, etc.).
Tali
prodotti, pur essendo mediamente più cari (Tabella 2) rispetto ai farmaci SOP e
OTC, sfruttando i minori vincoli che disciplinano la loro immissione in
commercio e la comunicazione al pubblico, riescono a rappresentare per il
consumatore una valida alternativa ai farmaci di automedicazione. Questo,
nonostante, la notevole differenza di prezzo che esiste tra le due categorie,
come si evince dai dati (Il monitoraggio dei trend di variazione dei prezzi è
stato realizzato da IMS Health che ha implementato un osservatorio per la
rilevazione degli Indici di Prezzo utilizzando la metodologia dell’indice di Laspeyres
(la stessa utilizzata dall’ISTAT per il calcolo delle variazioni del
livello generale dei prezzi e quindi per la costruzione dell’Indice dei Prezzi
al Consumo). Tratto del capitolo II “Il mercato farmaceutico in Italia
nel 2011” Anifa 2012):
•
i SOP e OTC costano mediamente 7,2 euro;
•
i prodotti notificati costano mediamente 13,2 euro
(secondo la classificazione IMS Health, sono prodotti notificati gli
erboristici, gli omeopatici, i PMC, gli integratori/vitamine ecc).
Tabella 2. Prezzo
medio dei farmaci venduti in farmacia.
Da anni,
si osservano trend di crescita sostenuti per i prodotti non farmaceutici che
stanno erodendo quote di mercato ai farmaci SOP e OTC.
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